Ebbene sì, l’ho fatto.
Ho deciso di inserire in questa rubrica anche i "colleghi" che si sentono furbi per raccontarvi — sempre con la giusta dose di ironia per evitare querele — tutto quello che davvero succede nel mio mondo colorato… ma non troppo pacifico.
Partiamo dal trauma che mi ha trasformata da ..."fidati di tutti" a ..."ora ti firmo pure se mi offri un caffè":
la collaborazione del secolo.
Protagonista?
S. una presunta “collega” (collega è una parola grossa, tipo "chef" per chi sa solo scaldare la pasta pronta).
Io: grafica, operativa, ballon artist e spalle larghe.
Lei: “Mi servirebbe una come te per un grande progetto, poi cresceremo insieme!”
Io, ingenua come un unicorno in tangenziale: “Ok, dai, iniziamo!”
Compenso?
7 euro l’ora.
Sì, tipo baby-sitter disperata degli anni ‘90, solo senza merendina.
Poi scopro il retroscena:
in giro raccontava a clienti comuni e amiche mie (non sapendo fossero amiche) che mi stava facendo l’elemosina perché poverina io, senza lavoro, senza capacità, e pure con la scopa rotta.
Ah, dimenticavo: diceva anche che gli allestimenti grossi (fatti da me, sudata e tutto) li faceva lei.
Tipo Criss Angel dei palloncini.
🎪 E niente, fine del circo.
Ho chiuso, messo paletti, piantato spine e pure un cartello:
“Qui si entra con rispetto. E con la verità, se possibile.”
Ci vediamo martedì prossimo, ché il delirio è appena cominciato.
Stay tuned & stay ironici 🎈
J.
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