“Mi raccomando, voglio un tavolo semplice… ma d’effetto!”
Tradotto nel linguaggio dell’allestitore:
ci servirà l’aiuto divino, uno spazio infinito e 8 braccia a testa.
Il “tavolo semplice” è diventato un imperiale da 18 metri,
tovagliato bianco avorio con caduta perfetta a 3 cm dal pavimento,
runner in lino grezzo ma stirato a vapore,
sottopiatti oro satinato ma non troppo lucido,
bicchieri ambrati con sfumatura chiara verso l’alto (!!!),
segnaposto scritti a mano con cera lacca personalizzata,
e candele. Tante candele. Di diverse altezze. Tutte accese all’ingresso ospiti, ovviamente.
In pratica, un matrimonio… con la complessità di un set cinematografico e la pressione di un debutto a teatro.
Il risultato finale? Da rivista.
Ma nel backstage? Gente che corre, che suda, che prega che nessuno tocchi nulla fino al click della fotografa.
Morale: il tavolo dei sogni lo allestiamo noi, ma il vero sogno è riuscire a farlo… senza perdere la sanità mentale.
J.
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