Protagonista dell’episodio:
A. (CHE STA X AIUTO...MA ANCHE PER L'INIZIALE DEL SUO NOME!)
Scenario: ordine di magliette per la fine della scuola.
Data di ritiro concordata? 5 giugno. Testimoni presenti? Due. Bene, tutto chiaro. E invece no.
A pochi giorni dalla presunta scadenza, A. inizia ad agitarsi: vuole ritirare prima, molto prima. Motivazione? Distribuirle in anticipo
Noi, che lavoriamo con una scaletta precisa, ci troviamo improvvisamente a stravolgere tutto.
Morale: lavoriamo il 2 giugno, festa nazionale, per starle dietro.
Le chiedo solo una cosa: “Per favore non venire il 3 mattina presto, devo accompagnare mio figlio a fare degli esami.”
Destino vuole che la mattina del 3 non sto bene e mio marito porta nostro figlio a fare gli esami senza di me.
Il laboratorio all’epoca era accanto a casa, quindi io – malaticcia e mezza viva – ci sono.
E chi si presenta proprio in quell’orario, dopo che le avevo chiesto di no?
Lei.
Come se nulla fosse. Come se fossi io ad aver frainteso la realtà.
E niente, la comicità delle urgenze inventate e delle apparizioni improvvise continua a sorprenderci ogni volta.
Ma noi teniamo botta… anche con la tachipirina in corpo.
E mentre lei si muoveva con la sicurezza di chi pensa che il mondo giri attorno al proprio calendario personale, io ero lì, a domandarmi se per caso la parola “scadenza” per alcuni sia solo una vaga opinione.
Ma alla fine va bene così:
perché chi lavora con passione, purtroppo per A., ha più parola di chi urla ordini a caso.
E ricordate: l’urgenza degli altri non è sempre emergenza nostra… soprattutto quando arriva con tre giorni d’anticipo e zero rispetto.
J.
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